Capitolo Terzo
Luna si risvegliò con un forte dolore alla testa.
Si stupì nel constatare che non era più incatenata.
Ciò nonostante i suoi poteri non rispondevano ancora ai suoi comandi.
La principessa era stata slegata e lasciata sola, ma si trovava sempre davanti alle catene che l’avevano intrappolata fino poco prima.
Luna scrutò il lungo corridoio in ambedue le direzioni, cercando di penetrare la densa oscurità, ma il buio pesto che celava la strada era troppo profondo anche per lei.
Si incamminò allora verso la sua destra, accendendo il corno di energia magica per farsi luce.
Il tenue bagliore della principessa era appena sufficiente per illuminare a malapena la strada immediatamente dinnanzi a lei.
La principessa proseguì lungo il corridoio buio per un tempo che le parve senza fine fino a quando si trovò in una stanza lugubre, da cui si diramavano numerosi corridoi bui e umidi identici a quello da cui era appena arrivata.
La principessa, preoccupata dall’assenza di ender-pony, ma in parte anche sollevata da ciò, si diresse verso uno dei cunicoli.
Vagò ancora per la labirintica casa degli ender-pony, fatta di cunicoli infiniti e stanze più o meno ampie.
Luna stava sudando freddo.
Se l’avessero trovata, sola e senza poteri, non avrebbe avuto scampo.
Ad un tratto sbucò su una grotta immensa.
La grotta, a cui si poteva accedere da dove si trovava l’alicorno tramite una scaletta ripida e sospesa nel vuoto, comprendeva una vallata ricoperta di strani alberi neri circondata da uno strapiombo che si perdeva nell’oscurità.
In mezzo alla fitta foresta, in lontananza, si vedeva ergersi verso l’alto un sentiero ripidissimo che sfociava all’esterno, e dalla cui sommità si intravedeva anche a distanza la luce del sole filtrare debolmente e disperdersi nel buio della grotta.
Luna prese un profondo respiro e si avviò lungo la scaletta.
Provò a sorvolare la foresta ma un vento gelido la spinse a terra, così si incamminò.
Nel mezzo del bosco però la principessa si pentì di aver intrapreso quel cammino.
Il sentiero di uscita era reso invisibile dagli alberi fittissimi e non c’era alcunchè con cui fosse possibile orientarsi.
Luna vagò per la foresta in preda al panico per quella che le parve un’eternità finche non lo vide.
Una macchia oscura che si spostava scivolando sul terreno e dalla quale si innalzavano ipnoticamente dei tentacoli neri per poi riabbassarsi si stava avvicinando a lei.
Si voltò e corse in direzione opposta, ma trovò la strada sbarrata dagli stessi tentacoli neri della pozza da cui voleva scappare che formavano una ragnatela.
La principessa si guardò intorno terrorizzata, in trappola.
La macchia si fermò a pochi passi da lei ed iniziò a tremolare con maggior insistenza.
Dalla pozza si innalzò una creatura altissima, vestita di nero, con una cravatta rosso sangue, gli arti anteriori lunghissimi, la carnagione bianca più della luna d’inverno.
Il mostro si ergeva su due zampe, ancora affondate nella melma che vi si avvinghiava ferocemente.
Il volto, anch’esso bianco, scarno, privo di criniera era bizzarro, quasi piatto, era del tutto diverso dal muso di qualsiasi pony, più simile a quello delle scimmie, ma privo di faccia, senza occhi.
“S-Slender…” riuscì a sussurrare Luna, atterrita dal re degli incubi.
La creatura si erse sopra di lei, dalla sua schiena si diramarono i sei tentacoli adunchi in continuo mutamento di forma e posizione, ipnotici.
Il volto del mostro si aprì lentamente nel punto dove avrebbe dovuto trovarsi il naso, rivelando una bocca con una sola fila di denti simili a quelli di uno squalo.
La creatura si avvicinò a Luna, resa impotente dall’influenza del mostro e poggiò le sue labbra carne su quelle della pony.
Luna si sentì trascinare via. Chiuse gli occhi e si lasciò andare.
Celestia era terribilmente in ansia quando la guardia entrò raggiante nella sala del trono.
“Mia signora! Porto buone nuove! L’abbiamo ritrovata!”